domenica 17 marzo 2013

Grillo e Berlusconi in un atomo con lo stronzio

Era la fine del mondo, quello spettacolo.
Non esisteva alcuna parola capace di rappresentarlo, quello spettacolo, perchè ancora non c'erano le parole, non nella forma attuale.
Erano compresse, più delle tette di zia Ninnella.
Era tutto compresso in un punto.
C'era il berillio, il carbonio, l'idrogeno, l'ammoniaca a zuffunni, c'erano ettolitri di ammoniaca (anche se l'ettolitro ancora non esisteva come unitá di misura) tanto che ci potevi pulire il pavimento dell'intero universo, che poi a quell'epoca lì, parlo del Big Banghete, era ben facile da pulire, il pavimento di tutto l'universo, essendo di superficie molto limitata.
C'era pure lo stronzio, in quel pastrocchio primordiale. 
Tutto in un punto, persino Grillo e Berlusconi, ma anche Crozza.
Forse per questo si somigliano tutti e tre, tanto che io non ho capito chi fa il comico e chi l'imitatore del comico tra questi tre.
Che poi Big Bang è sbajato, non poteva fare BANG l'universo, perchè non essendoci l'aria non c'era neppure il suono.
Al massimo poteva essere un Big Pssssss, diciamo l'apertura di una coca cola di Dio.
Era forte davvero.
Intorno buio pesto, nero assoluto, assenza di ogni colore, assenza persino del nero che è l'assenza di colore, meglio del nero dei Nokia Lumia.
Un solo punto, brillantissimo, baluginante, con davanti solo miliardi di miliardi di miglia di notte assoluta.
I nuclei degli atomi che cominciano a separarsi strappandosi la vita a vicenda e moltiplicandola, elettroni che scintillano di blu nel buio, un elio perde la testa tra le nuvole, un atomo di piombo piòmba giù, creando in quel momento stesso il concetto di sopra e sotto prima sconosciuto, le temperature da fusione atomica si raffreddano sempre più, la gravitá si affaccia timida allo spazio, tenta di mantenerne insieme i cocci, ma c'è una qualche forza oscura più forte che spinge e spinge e tutto si allontana e si raffredda sempre più, ma l'amore aiuta la gravità, tiene unito ciò che per ventura potrebbe separarsi per non incontrarsi mai più, l'amore opera come una disperata interazione nucleare forte, che tiene l'elettrone inchiodato al suo nucleo, spin dopo spin dopo giro, così l'amore inchioda orbite incrociate di uomini e donne, e mentre tutto ruota e le galassie si allontanano le une dalle altre, e il cielo diventa sempre più buio, l'amore è lì che tiene uniti gli elementi più infinitesimali e leggeri dell'universo, le anime.
La separazione, l'allontanamento, la divisione è la nostra vera origine e probabilmente la nostra meta.
L'amore è un disperato tentativo di opporsi al nostro destino.

sabato 2 marzo 2013

La zia, ora hai rrrotto i coglioni

Voi dovete capire che a Napoli i genitori non fanno i figli.
Nossignore.
La gente li prende a noleggio da Dio, i figli, a Napoli.
E quindi tutti i parenti salgono automaticamente, le donne alzandosi cortesemente le vesti per non inciampare, nella cucchiara di un'enorme catapulta che si trova, se non mi credete, a piazza Plebiscito, proprio di fronte al green garden (chi non è di Napoli e dintorni non potrà mai capire quanto è buono il gusto nocciola del green garden).
La catapulta si aziona praticamente ogni 30 minuti circa, e questa è la frequenza con cui un napoletano, benchè emigrato (con uno scopo ben preciso, sfuggire ai parienti una volta per tutte), riceve visite una volta che ha preso a noleggio un figlio dalla natura.
E in uno di questi intervalli su quella catapulta di piazza Plebiscito è salita Zia Ninnella.
Ninnella è l'appellativo tipico che si appioppa ai lattanti dalle mie parti.
Ninneeella, prendi il latte.
Ninneeella, hai fatto la cacca?
Ecco ora mi viene in mente un'altra folklore partenopea: le domande inutili.
Qualcuno direbbe retoriche, ma io dico proprio domande da schiaffi a mano aperta con anelli massicci a tutte le dita, pure il pollice che fosse per me non dovrebbe avere mai anelli, ma lo sapete come va oggi.
Le domande partenopee.
Dati Istat rivelano che il 30% dei 99% di immigrati napoletani a Milano emigrano (e pefforza, gli immigrati emigrano mentre gli emigrati immigrano, non so se cogliete il nesso lesso) per sfuggire alle domande partenopee.
Ecco un sunto un po' unto di raù di domande:
1) ma ti sei ingrassato? (domanda rivolta a soggetto in evidente stato di obesità - risposta: "no so gli occhi tuoi che si so ristretti");
2) ti sei messo il cappello in testa? ("e dove me lo dovevo mettere?");
3) ti sei messo la giacca addosso? (idem come 2);
4) ti vengo a trovare sabato prossimo che dici? (domanda fatta col biglietto già mezzo scolorito);
5) stai mangiando? ("no, sto parlann a telefono cu tte");
6) ti sei preso qualcosa? (domanda rivolta anche a distanza di mesi dalla fine della convalescenza da grave morbo...o raffreddore; risposta - "So ancora vivo, no? E allora a te che te ne fotte se mi so preso quaccheccosa?");
7) Neh ma è vero, ho visto su italia 1 che ci sono meno di 1 gradi? ("no, non è vero, è un complotto internazionale, qui andiamo in giro coi zucculilli o' pere").
E via andando.
Comunque volevo parlarvi di mia zia, ma mi so scordato di farlo.