lunedì 26 novembre 2012

L'alba dei vivi morenti

Immagino tutti voi sappiate, chi più chi per, il motivo per cui il beccamorto si chiama beccamorto e non, per esempio, scavafossa o sotterramorto.

Nel medioevo c'era la mala creanza di fingersi morti per non pagare i creditori, essendo da sempre, la morte, un ottimo metodo di estinzione delle obbligazioni.

 Per porre rimedio a tale piaga, le banche (maggiori vittime della suddetta malacreanza) mandavano un ispettore a controllare che il morto fosse morto a tempo indeterminato. 

Costui (intendo l'ispettore, non il morto, a meno che muoia un ispettore nel qual caso il termine "costui" diventa ambiguo), privo di ogni preparazione medica, non aveva miglior metodo per appurare il decesso che mordere con forza le dita dei piedi del defunto. Se ti mordono con forza un piede, a meno che tu sia morto, ti viene da urlare o, se sei muto, quantomeno da dimenare il piede o quantomeno il dito morso. I fachiri indiani sono una storia a parte, loro tutt'oggi riescono a fingersi morti e passarla liscia coi creditori, posto che il beccamorto non potrebbe indurli a tradirsi neppure mettendogli dei carboni ardenti sotto i piedi, né spuntoni di ferro sotto la schiena (i miei colleghi indiani le han provate proprio tutte).

È anche per questo che all'obitorio è rimasta tutt'oggi invalsa la tradizione di appendere agli alluci i cartellini indicativi dei defunti; perché i beccamorti medievali dopo aver "ispezionato" il cadavere apponevano il loro cartellino sull'alluce morso (da cui il codice morse, un codice composto originariamente da urli brevi o lunghi), cartellino che sanciva la morte di ogni debito (da cui anche la transazione "tombale").

Non tutti sanno, però, come mai le pompe funebri si chiamano "pompe" e non, che ne so, rubinetti.

Perché le prime donne beccamorti preferivano altre parti anatomiche da "ispezionare", e devo dire che la loro tecnica metteva in serie difficoltà anche i fachiri indiani. Puoi resistere ad un morso sul piede, ma...bè ci siamo capiti.

Avevo iniziato il post seriamente (per quanto un beccamorto come me possa mai esserlo) intenzionato a parlarvi dei vivi morenti che si affastellano su questa palla di roccia che gira più o meno a vuoto, ma la mia mente ha perso aderenza e ha deviato dal tracciato. Farò la convergenza e controllerò l'usura dei miei pneumatici mentali e tornerò a scrivere di quello che volevo scrivervi prima che, scrivendo questo post, scrivessi di tutt'altro.

5 commenti:

  1. Mi sono sempre chiesta se il beccamorto abbia nulla a che vedere con il beccafico... e poi: ma quando mordi il dito di un piede morto, prima lo lavi o lo lasci fetido, così, come mamma morte l'ha fatto?
    stile

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    1. Caro stile (minimo?) il beccafico no, non ci azzecca come direbbe tonino. Quanto al piede si morde nudo e crudo, i buongustai al massimo ci aggiungono un pizzico d'olio e due rametti di rosmarino, volendo e potendo e potando le piante....

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    2. Ma che si fa per diventare beccamorto? Una scuola tipo quella dei sommelier? E s'insegna a degustare gli alluci?
      (stile)minimo

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  2. Ayayay Stile dipende, a Napoli per diventarlo devi avere conoscenze molto altolocate, a Milano ti basta dimostrare di saper usare Excel ;-)

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    1. Io pensavo che ci volesse almeno un programma di grafica, un po' di scuola di design... voglio dire, per dimensionare bene le lapidi, per posizionare correttamentele foto e per avere un minimo di buon gusto nel disporre gli angeli piangenti in prospettiva con i vasi dei fiori ed i candelabri. Ma pare sia meno complicato di quel che m'immagino...

      minimo(stile)

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