venerdì 7 dicembre 2012

Prova la mia braciola

Oggi tornando in auto dal paesello di A., sulle pendici del Vesuvio, mi-ti sintonizzo su una radio nazionale, non so più se Radio 105 o Virgin o Radio Italia (chiunque, come me, sia uso a viaggi che singolarmente eccedono i 500km sa bene perchè non lo ricordo).

Mi sintonizzo su questa radio irricordabile e ascolto una pubblicitá agghiacciante, credo dell'esselunga o della coop.

L'incipit è (con tanto di pausa molto significativa) una voce di donna che sembra ridere e che recita: "Prova la mia braciola".

Ho dovuto accostare l'auto per permettermi di spanzarmi dalle risate in sicurezza. In realtá anche perchè mi scappava la pipì, ma vabbè.

Sono tornato da A. ma in realtá oggi tornavo dall'infanzia.

Sono stato tre giorni immerso in quelle atmosfere, avendo dormito nella stessa stanza in cui ho dormito per i primi 23 anni della mia vita (stessi mobili, peraltro, ché mia madre pur essendosi spaccata la schiena 12hr al giorno, oggi vive della pensione sociale).

Mia madre tiene quella stanza come un reliquiario. Appese alle pareti ci sono ancora le mie cartoline, la mia carta del cielo con ancora lo stesso lembo in alto a sinistra pendente (scollatura del nastro adesivo), le mie stelle di plastica fluorescente incollate al soffitto a riprodurre le mie costellazioni preferite (leone, croce del sud, orione, anche se un astronomo serio mi sputerebbe in un occhio per averle messe insieme nello stesso soffitto/cielo).

Mi ha chiesto di non piangere quando se ne andrá, perchè lei mi conosce, e sa che quando piango piango forte davvero, e lei non vuole sentirmi piangere forte per lei.

Mia madre è da molti anni la mia eroina.

Ha attraversato l'inferno a piedi nudi preoccupandosi se le mie scarpette fossero allacciate e pulite.

Percepisce 300 euro scarsi di pensione ma ogni martedì porta del cibo alla mensa dei poveri e cucina per loro.

Ha sperimentato tutta la gamma di dolori umani: ha perso i genitori, un fratello, il marito (ancora vivo ma andato), la casa all'asta dai creditori, una gravidanza e persino un figlio in fasce.

Non l'ho mai vista piangere.

E della sua morte ciò che la preoccupa di più è quanto piangerò.

Io, se rinasco, voglio essere mia nonna, per menare vanto di aver dato al mondo una persona che l'avrebbe reso migliore, anche se in piccola parte.

L'altro ieri le ho evitato un processo penale per motivi che non sto a raccontare e lei mi ha guardato con profonda gratitudine e riconoscenza.

È stata, dopo la nascita di mia figlia, la più grande soddisfazione della mia vita.

2 commenti:

  1. Spero che lei leggerà questo post; spero lo faccia al più presto. :)

    RispondiElimina
  2. Nel paesello di A., sulle pendici del Vesuvio, c'è una donna che ridefinisce totalmente il senso della parola dignità!
    Silvia

    RispondiElimina