mercoledì 5 dicembre 2012

Volevo fare il medico de' medici

Io non lo so come sono finito a sotterrare la gente.

Non penserete certo che da piccolo lo inserissi al primo posto nel classico tema "cosa vorresti fare da grande".

È vero che ho avuto sempre, come si suol dire, un bel pelo sullo stomaco.

Sarei stato capacissimo di prendere un passaggio da Caronte, se solo questi fosse andato nella mia  direzione.

Sognavo, però, di fare il pilota automatico.

Pilota, perché ho sempre amato la velocità e, si sa, gli aerei sono tra i veicoli più veloci al mondo, se si escludono i satelliti e le sonde (ma quelle viaggiano fuori del mondo) e, ovviamente, se si escludono gli interessi bancari.

Automatico, perché sono fraccomodo e non amo le grandi responsabilità.

Solo che mio padre non ha mai creduto in me, tanto che spesso mi chiamava Babbo Natale, per farmi capire quanto ci credeva, in me.

No, decisamente non sognavo di fare il beccamorto, anche perché è un mestiere infame, dove nessuno dei tuoi cari vorrebbe mai scroccare i tuoi servigi, a differenza di ciò che accade a odontoiatri, avvocati e ingegneri.

Me li ricordo bene, i miei sogni.

La veritá è che la musica, i libri, la campagna mi han bruciato tutto, dentro, quel che c'era da prima.

Me lo ricordo.

Come fosse ora, qui.

Non temevo il sole e ingenuamente pensavo che non si sarebbe spento mai, che avrebbe continuato ad innaffiare di caldi e gialli raggi le lucertole di tutto il mondo.

La veritá è che la morte mi ha salvato, insieme alle stelle.

Stelle e morte, come eros e tanatós, ma senza eros.

Una coccinella mi vola lieve nella mano.

È scesa dalla luna, immagino, e ho paura di farle involontariamente male.

Mi brilla davanti, è "come una lucciola, che nel fosto della notte vi brilla trasvolando da destra, indi vi apparisce a sinistra, dopo esservi passata davanti alla chetichella, rattenendo il palpito della sua luce fosforica".

Ecco, per me sognare è così, non posso trattenermi a lungo dal farlo più di quanto una lucciola possa rattenere il palpito della sua luce, per dirlo con parole di seconda mano.

8 commenti:

  1. Lo sai? Credo sia una gran fortuna che uno come te sia diventato un beccamorto, e lo sai perchè? Perchè altrimenti nessuno avrebbe mai scritto di lucciole che rattengono il palpito... nel senso che sei beccamorto, ma poetico. E di poeti veri ormai, si sa, c'è gran carestia.
    La morte salva dall'illusione che oltre la vita ci sia di più, così ci si gode meglio la vita. Io son convinta che le lucciole e le coccinelle la pensino esattamente così; per questo sanno conquistare i poeti.

    stile

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  2. ...anche se usi parole di seconda mano... fa niente.

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  3. GrAzie stile, il tuo apprezzamento mi inorgoglisce, visto che ti leggo sempre e ti ammiro per quel che scrivi da un po'.

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  4. ciò mi intimidisce... ci credi?

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  5. No, non ci credo! Senza complimenti, ma sei davvero una grande, forse se ti intimidisci è perchè ancora non lo sai

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  6. C'è chi dice che un ego sconfinato. Quello non ci azzecca mai! :D :D

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  7. Decisamente mai, se è il tipo che ho in mente io ;-)

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